con la poesia nella sua infermità, egli all'improvviso così rispose dettando questi versi al suo segretario in una vigilia delle sue notti penose.
"Che volete voi ch'io canti / Se trafitto dal dolore / Questo povero mio cuore / Non mi detta se non pianti. / Se la spoglia inaridita / Più non serba (ahi fiera sorte!) / Che uno scheletro di morte / E un immagine di vita. / Se d'Ippocrate mendace / Fui bersaglio al dotto scempio, / Sventurato utile esempio / Della cara arte fallace. / Se dei beni ond'altri gode / Perdei l'uso, e la speranza; / Crescerò la rimembranza / Col solletico di lode? / Carcer cupo, ed umor tetro, / Morir lento, e fra i martiri /