comune Padrone, e senza esser di coloro i quali con la forza pensano di poter illuminare l'intelletto, ripongo nella misericordia di Dio il loro destino, abbassando la testa pieno di confusione, di umiltà, e d'ignoranza nel riflettere cosa può esser di loro. Mio Dio, che orribile pensiero è questo, mirando che tanti pochi a paragone degli altri sono quelli che credono a quello che ci avete rivelato, e che fra questi molti vivono disuniti per capriccio dei loro stolti progenitori. Ma Voi siete buono, siete giusto, e siete dotato di tutte quelle infinite perfezioni che vi fanno grande, e sommamente adorabile, onde il rimettermi nelle Vostre braccia non può farmi scegliere miglior situazione, e se io confesso la mia ignoranza, non pago che un verace tributo a quella spoglia di cui sono rivestito. Questi miei sentimenti gli scrivo in una quiete di spirito che mi pare la più lontana situazione dal tumulto di qualunque passione, onde mi sembrano