ancora oggi giorno nostri maestri, ciò avviene perché abbiamo avuto la debolezza di prendere la loro arte per la natura medesima. Qui io soggiungo in conferma di ciò che il giornalista ha ragione, perché veramente noi potevamo indipendentemente dai modelli dell'antichità scrivere senza pensar d'imitarli secondo il nostro proprio gusto, come fecero quei primi che scossero il velo dell'ignoranza senz'avere un innanzi da copiare.
Confessiamo che i moderni sono inferiori agli antichi, perché quelli non hanno voluto che copiar questi, i quali furono creatori. Finalmente per indicare con precisione in che consista il gusto il giornalista suddetto dice che vi è il vero dell'intendimento, ed il vero dell'immaginazione; che uno è immagine viva ed ardita dell'altro; che il giudizio è la regola del primo, il gusto del secondo; che al giudizio appartiene il determinare, ed il fissare le nostre opinioni, ed al gusto il ritoccare, ed il dar l'ultima mano a i tratti dell'immaginazione, e dell'ingegno; e per dirla in una parola che il gusto altro non è se non quel sentimento di libertà, che pronto ad oltrepassare i confini si ferma da se medesimo, e fa ammirare nel tempo stesso, ed il suo ardire, ed il suo ritegno, o bisogni sacrificare delle belle paticolarità, che renderebbero il principale oggetto più luminoso, o bisogni scoprir di passaggio delle grand'idee da una parte, e dall'altra