al mio. Essendo vergognoso procuro di non fare quello che dagli altri potrebbe essere con giustizia biasimato.
Custodisco con modestia il mio corpo, e lo nascondo a chiunque. Non senza un sommo rossore a sangue freddo lascerei agli altri vedere, anche per necessità, ciò che la natura, o il costume vuole che si celi. È vero che parlo liberamente chiamando pane il pane, e cipolla la cipolla, ma lo faccio quando non vi sono o fanciulli, o femmine. Non metto mai al paragone l'altrui modestia, e non soffro negli altri quei costumi che aborro in me. In somma io non credo neppure che sia giusto in questa parte il carattere fatto ai melancolici dall'Eineccio, perché la timidezza impedisce che questi sieno spontani quanto bisogna per passar sopra alle leggi dell'onestà.Rispetto all'invidia, ch'è un sentimento di odio mescolato di desiderio, da cui nasce il dispiacere di veder che un altro goda quel bene che noi bramiamo, dirò che assai mi dispiace di veder premiati i cattivi, che quantunque desideri le ricchezze, conoscendo non ostante che le medesime non mi possono render felice, domando sempre al Signore che mi dia quello che ho bisogno, ma non il di più;