benché più ricco di figure, fu espresso in disegno da Cecchino Salviati per quanto si diceva, il quale era mal conservato nella Galleria Gaddi, di cui una bellissima copia veddi nel Gabbinetto del barone di Stosch, che ora non so ove sia. Parimente non mi è noto in qual galleria si conservi la gemma qui pubblicata, o se altri avanti l'abbia data fuori. Doppo questa ne viene una che il collettore non ha numerata, né illustrata avendola data separatamente, la quale con gran gelosia si custodisce nel museo di Ercolano, e rappresenta un satiro posato sulle ginocchia serventesi di una capra che tiene a pancia all'insù volta verso sé. Il soggetto è disgustoso, e simile ad altro posto nella tavola 14 ove però è in piedi la figura che non par satiro, ma un pastore. In fatti sopra si questa si dice dall'editore: "Si potrebbe applicare a questo pastore quello che Dameta dice a Menalco: 'Novimus et qui te... transversa tuentibus hircis'". Ma dichiamo qualche altra cosa di nostro sopra questa galantissima collezione. Ella poteva esser