comparire per persona di pronto e vivo talento, ma quelli che mi conoscono, e mi praticano non penseranno forse così, ed io stesso mi sento spesso di forze inferiori a quelle che mi lusingo di avere, quando non formo un pensiere riflesso sopra di me, e quando non sono nella circostanza di combinarmi col talento altrui, con la forza, vivacità, presenza di spirito che mi pare di travedere negli altri, ed in alcuni fra questi, per i quali ho della soggezione, del rispetto, e del timore, non so se tutte le volte con piena, ed incontrastabile ragione, perché forse qualche volta mi stimo meno di quello che dovrei per semplice timidezza.
Ho veduta la traduzione accennata vol. XX p. 177 della tragedia del Conte