Efemeridi Giuseppe Pelli Bencivenni

Serie I Volume XIV (1765)

Volume XIV » Diario » 1765 » Giugno » p. 103

crede molto simile a lui. Il pover'uomo per giusti motivi è al presente mortificato, ma non ostante segue ad esser sensuale, e seguita le sue solite tresche. Qualche fatto raccontatomi mi persuade che in materia di carne si può creder tutto, che ciascuno è impeciato più, o meno in questo pantano, e che la castità anche coniugale è rara quanto la fenice, se si prescinda dai chiostri, ove per verità presso di noi regna molto la ritiratezza. Molte riflessioni che faccio mi persuadono che dopo i primi sfronti la lussuria passa in abito, e gli atti carnali sono per costume necessari all'uomo, come è il tabacco dopo che vi ci siamo avvezzati. Le punture sono periodiche, ed in alcuni gli anni non servono per debilitare le tentazioni, se non passano un certo segno. Di me non dico, perché quivi non mi confesso, ma in più luoghi ho lasciato vedere quello che sono. E perché mentire? O perché vantare quello che non è? Spero di vedere ove terminerà la dissolutezza dell'amico, ma dalla prima gioventù altro ne ho trattato, che tutta via vive felice in una prospera vecchiaia, sicché se a questo anderà bene il passo all'eternità, sarà stato nel mondo l'uomo più fortunato che io mi sia conosciuto. Che diversità fra lui, ed alcuni altri che vivono oppressi dalle malattie. Perché questa differenza fra uomo, e uomo? La ragione umana non sa trovarla senza ricorrere ai giudizi divini.