triste memorie, non richiamiamoci i giorni tetri, che abbiamo passati, ed io sopra tutto per combinazioni impreviste, ed affatto lontane dall'apparenza mia individuale, e per avere una figlia, la quale quasi con me costituisce "Un'alma sola / Che vive, e sente, e sé in sé rigira".
Debbo piangere anche in questo giorno le passate mie colpe, debbo consolarmi che il momento ancor venuto non sia in cui la pena dei miei reati a pagare non sia stato condotto, e debbo alzare le braccia al cielo perché il mio Dio scrutator del mio cuore scandagliando lo stato suo lo scusi, lo animi, lo purifichi, onde più degno si faccia di sua misericordia, di sua pietà. Cosa meditavano oggi i miei antenati cento o duecento anni fa?