Probabile. La scienza del probabile mi par che sia l'arte di scoprire l'approssimazione delle cose all'evidenza, con calcolare il maggiore, o minor numero dei loro rapporti con lei. Le cose o sono, o sono state, o saranno. La sfera loro è immensa, e superiore alla capacità dell'uomo. Pure per quanto è a lui permesso di sapere, il suo ingegno ha scoperta la via per approssimarsi alla verisimiglianza in molte porzioni di lei. Il regno delle cause le divide in fisiche, ed in morali. Altro non vi è in natura che materia, e rapporto, correlazione, giacché per noi le sostanze immateriali sono alla materia tanto inerenti, o essenzialmente così oscure, che non sappiano a parte conoscerne la natura. Supposto ciò quanti più sono i gradi di probabilità, che ci riaccostino a scoprire l'energia di dette cause, tanto è la verisimiglianza di averla scoperta. Per le cose che sono, il far questo è obbligo delle varie scienze diramate assai, e corredate di lumi, che gli Archimedi, i Baconi, i Galilei, i Newton ci hanno dati con altri geni di prima sfera come i Locke. Per ciò ch'è stato la logica ha fissate delle regole critiche, che mettono in essere il valor vero dell'autorità, l'unica, che ci possa illuminare per le cose passate. Queste però non conducono mai all'evidenza. Perciò che sarà la mattematica si è in gran parte caricata d'indagarlo, calcolando i casi per i sì, e per il no, col numero loro. Ma perché tutte le cause sono prossime, o remote, generali, o particolari, costanti, o variabili, ne nasce che la scienza del probabile è sempre incerta, e dubbia. Quindi la scoperta del futuro si è voluta appoggiare anche al volo degli uccelli, al beccar dei polli ecc. per contentare l'umana curiosità, la quale molte volte è ragionevole perché utile. Ma questo stesso dimostra che l'evidenza mai si accosta bastantemente alla probabilità, e che il ragionevole scetticismo non è mai una follia.