sentimento, che conservò anche in vecchiaia come si vede da una lettera del 1640 a Francesco Rinuccini, nella quale duole come perduta la detta giovenil sua fatica.
Io non sono voluto mai entrare nella tenzone fra il Tasso, e l'Ariosto conservando a memoria il giudizio pronunziato dal Menzini, che pur era poeta, nella sua Poetica lib. 2, e mi diletta grandemente il primo, ammiro la fantasia un poco intemperante del secondo, e non ostante leggo con assai piacere, quello, che ha osservato un grande ingegno credendolo degno di rispetto, per quanto spesso lo abbia fatto con un poco di asprezza, di pedantismo, e di male umore. Ma io ho troppo concetto del Galileo per accumularlo con quei tanti critici della Gerusalemme sopra i quali non ho mai voluto gettar l'occhio.