Tutto il pezzo da p. 50 a 68 in cui Montagne parla del suo soggiorno in Firenze può interessare un fiorentino. Vi si vedono i nostri costumi dipinti, vi si vede che ancora non avevamo alle finestre altro che le imposte, che le nostre case erano povere, le nostre donne brutte, i nostri vini dolci ecc. Si parla del Granduca Francesco I e di Bianca Cappello sua consorte "belle a l'opinion italienne... le corsage gros, et de tétins à leur souhait".
P. 86 paragona la libertà di Venezia con quella di Roma, e si duole che poca se ne trovasse qui, adducendone degli esempi, fra i quali quello di un zoccolante Generale del suo ordine ch'era stato licenziato, e fatto prigione per aver perorato in presenza del Papa, e del Sacro Collegio contro l'ozio, ed il lusso delle persone di chiesa, senza entrare in alcuna particolarità.
P. 114 spiega quella grande idea che Montaigne aveva dell'antica Roma, ed il confronto con la moderna. Questo è sublime e degno dell'autore.
P. 144 si osservi il racconto dell'ambasciator moscovita, e si confronti la sua ignoranza, e povertà con lo stato presente. In 200 anni che variazione!