nell'anno scorso alla casa Gondi dal Duomo. Ordinava il medesimo che le cose che lasciava dovessero ad ogni richiesta mostrarsi a tutt'i gentiluomini fiorentini, o forestieri che avessero desiderato vederle. Dovevano anche visitarsi, e riscontrarsi ogni anno nel mese di giugno da Cammillo Pitti
e dal priore degl'Incurabili, e doveva l'erede in caso di frode, o negligenza pagare allo spedale dei Convalescenti 200 fiorini per ogni pezzo piccolo che fosse mancato, 400 per ogni pezzo grande, e 1.000 per ogni libro. Questa è la parte più curiosa di questo testamento, che disegna il carattere del cavalier Gaddi, e di cui ho fatta ricerca per essere di persona assai nominata in questa città, e perché speravo di trovarvi qualche cosa che illustrasse il torso comprato dal Granduca e la galleria che il medesimo lasciò. S'impari da esso a godere di quello che si ha, ed a non prendersi pensiero di quello ch'è per succedere delle nostre cose. Quando si è consumato, o goduto un abito c'importa che lo porti un servitore, o che vada sul San Lorenzo? Quando un cavallo ci ha servito bene ci preme assai che lo monti un mugnaio? Quando un pasticcio ci ha sfamato pensiamo noi che gli avanzi saranno mangiati fra il concio da uno stallone? Perché dunque aver tanto affetto ai libri, ai quadri, alle medaglie, ed a cento altre cose, che non ci deliziano più di una vivanda delicata, di un cavallo, e di un bel vestito che per pochi istanti?