A dì 24 detto lunedì. o
Tempo dolco, e vario.
Ad un signore di mia conoscenza giovane, ricco, e felice quanto si può esser nel mondo, che si lagna di aver perduto i sonni, per guarirlo, vorrei ordinare che vangasse, e che mangiasse del pane ordinario. Certamente certi mali nelle persone facoltose non si guariscono se non con la fatica, e con la vita dura. Questa mantiene l'appetito, la robustezza, la sanità, ed il sonno, e fa che o non si soffrino, o non si curino certi piccoli mali che tormentano, ed amareggiano la vita dei ricchi e sono il patrimonio dei medici. Forse questo signore può avere del mal fisico, ma non lo mostra al suo aspetto, e non se ne lamenta, ma se ancora lo avesse il regime che gli prescriverei, o svilupperebbe i semi della sua infermità, o gli sopprimerebbe. È una cosa penosa l'essere senza bisogni, e in conseguenza senza desideri.
A dì 25 detto martedì. ø
Tempo piuttosto buono.
È veramente una cosa penosa l'essere senza bisogni, e senza desideri. Questo stato è lo stato di noia che tanto tormenta il ceto dei facoltosi. Ma io la provai per qualche anno, quando ero più bisognoso, sull'età dei trenta anni in circa e quando il bollore giovenile mi combatteva e mi faceva desiderare, e sperare