A dì 22 detto domenica. ø
Tempo bello.
Diversi che scrivono dei diari giornalieri gli scrivono per fare la satira ai loro contemporanei. Questo è un gusto basso, e plebeo. Bisogna scrivere tutto quello che cade sotto gli occhi, bisogna conservare le proprie osservazioni, bisogna tessere la storia che si vede, e che si prova in noi stessi. Il dire poi il male degli altri unicamente con soddisfazione è sfogare un misantropismo che caratterizza chi scrive o di ambizioso, o di satirico. Un animo ben fatto scrive per rammentarsi un numero di cose che si perdono con dispiacere da chi vive con riflessione, e non scrive solo per eternare la memoria del vizio, per fare il processo a' suoi simili. Che pena sarebbe star sempre in collera, non riposar mai in braccio alla quiete filosofica, non esercitare le proprie facoltà se non per scavare il male dispiacente, e vile! Quanti oggetti nobili ha da contemplare il nostro spirito in vece di abbassarsi ad anatomizzare il lordume della specie umana. Appena giova il fare il carattere a chi è stato sul candelabro per mostrare che il salirvi non è premio del merito, e che il posarvisi è un esporre all'altrui vista più facilmente le proprie debolezze.