per divertirmi, e mirando gli altri desiderare nella quiete quella soddisfazione che molti di essi cercano pazzamente nel tumulto. Anzi, perché non dovrei far ciò, giacché i miei deboli spiriti sono più adattati alla mediocrità che al frastuono, al rimbombo, all'insignificante splendore di una luce passeggiera? Un sasso seppellirà nella mia tomba il mio corpo, e la mia famiglia,
ed allora in un altro ordine di cose come mi potrò interessare per un mondo fallace, ingiusto, sprezzatore, inabile a contentare il cuore dell'uomo? Ma fino che vivo ho da faticare, e doppo faticato per l'adempimento dei miei doveri, cosa posso far di meglio che servire al mio paese facilitandoli la sua storia, assestandoli le sue memorie, illustrando i suoi fasti? Anzi in che altro m'impegnerei meglio senza rischi, senza timori di incontrare l'altrui dispiacenza, senza azzardarmi al pericolo che la sorte mia si combini con quella di Socrate, o di Galileo, o con quella di tanti che scrissero opere che più non si leggono? Bisognerebbe che fossi un gran genio per pensare altrimenti; ma sono un