notando però il respettivo merito di ciascuna. A p. 332 si legge che dal 1739 al 1746 ha la Francia comprate ogni anno 718.024 libbre di seta, 136.734 libbre di stoppe (bourre) e 3.457 libbre di bozzoli (cocons). A p. 352, che nel 1766 gli europei comprarono per 27.431.864 lire di mercanzie, cioè la Svezia per 1.935.168 lire in contanti e 427.500 lire in mercanzie, la Danimarca per 2.161.630 lire in moneta, e 231.000 lire in mercanzie, la Francia per 4.000.000 in contanti, e 400.000 lire in panni, l'Olanda per 2.735.400 lire di contanti 44.600 lire in lane, e 4.000.155 lire in produzioni delle sue colonie, e l'Inghilterra per 5.443.570 lire di moneta, 2.000.475 lire di panni, e 3.375.000 lire di altre mercanzie dell'Indie. A p. 368, che si valuta il valore delle mercanzie che si ricevono dall'Indie annualmente di 150 milioni, ma che gli europei non danno da qualche tempo in qua più di 21 milione e mezzo, cioè 10 la Francia, 6 l'Olanda, 2 e mezzo la Danimarca, 2 la Svezia e uno il Portogallo, mentre gl'inglesi ne ricavano 10, o 12 milioni. Ma non posso compendiare ogni cosa. Terminiamo con dire che alle tre notate questioni risponde giustificando sagacemente il commercio dell'Indie, mostrando non essere essenzialmente necessari dei grandi stabilimenti per farlo, quando si voglia procedere verso le nazioni di lei con altri sentimenti, e conservare neutralità fra di noi per le guerre di Europa, e fissando ch'esso non si può fare che per via di associazioni, o compagnie, ma che non è necessario che godino di un privilegio esclusivo: cosa che non credo dimostrata rigorosamente, ed in fatti l'autore confessa che forse la libertà non converrebbe a tutte le nazioni di Europa. Questo libro, in cui si termina di parlare dell'Asia, mi ha dilettato moltissimo. Vedremo quello che in seguito ci dirà ne' susseguenti tomi l'abate Renal dell'America di cui ci siamo formata