p. 240 e seg., vi sono sessantatré sonetti di Romolo Bertini, cappellano del Granduca Ferdinando II, fatti la maggior parte per chiedere dei denari a questo suo padrone. In molti manca la decenza, in altri nulla si trova di sensato, in tutti finalmente comparisce lo stile buffonesco, il quale tanto ha fatta fortuna nel tempo scorso. Non s'intende come potessero piacere tante sciocchezze, e che con le medesime dovessero divertirsi i sovrani. Pure era così, e poco forse ci vorrebbe ancora perché le buffonerie tornassero in credito. La noia fa desiderare il divertimento in ogni modo; i sovrani sono gli uomini che più di tutti soffrono la noia; dunque sono sempre nel pericolo di affiatarsi assai bene con chi sa con delle scimmiotterie, e con della petulanza dir loro dei non sensi. Veramente ho letti i divisati sonetti, ma non mi hanno divertito, e non meritavano di fare ottenere dei premi a quel poeta che gli distendeva, se la Gerusalemme, e l'Orlando lasciarono che rimanessero poveri i loro divini autori.
A dì 7 detto domenica. o
Tempo bellissimo, perché rinfrescato da un venticello che ha dissipate le nebbie, e reso meno cocente il sole, che già con la sua vivifica virtù è penetrato a fecondare le piante.
Ho pranzato con piacevole compagnia a San