Dico senza rossore più cattivo, ma non potrei dire con egual franchezza che sono buono, soddisfatto di me, internamente contento della testimonianza che mi rendo. Ma di che cosa mi rimprovero? Sciocchi che sono quelli che fanno credere che nulla gli tormenta senza esser Seiani, Burri ecc. Non crederei a Catone se mi dicesse di nulla avere che lo rimorda. E a Socrate? Almeno devono dispiacere le imprudenze, le privazioni delle virtù che non si hanno, gli sbagli nei quali per ignoranza si cade. Pochi si sanno perdonare i propri difetti, e ci vuole la presunzione, e la superbia che gli scusi in faccia a loro stessi. Ma vogliamo che gli altri ci risparmino, e ci compatischino perché non sappiamo a bastanza risparmiare, e compatir noi medesimi? Ammiro Montaigne, ch'era un galantuomo, che lo sapesse fare così spesso. Il cittadino di Ginevera