le abitazioni, e tutto ciò che serviva per uso loro, onde bisognò fissare alcune regole con le quali si venisse a stabilire il modo di scegliere, fra tutte le possibili, le più concettose, e le migliori. Allora anche le persone letterate adottarono quest'usanza che si sparse assaissimo nelle accademie, molte delle quali, oltre ad avere un'impresa loro propria, vollero che ciascheduno accademico se ne sceglisse una per sé. In vero è quasi affatto spenta presentemente tal moda, ma non ostante per mia bizzarria ho voluto inventarne una per me, che spiegasse quanto sia difficile all'uomo il vivere nel mondo senza errare, e che mi rammentasse di quanta prudenza vi sia di bisogno per arrivare felicemente alla meta a noi dalla Provvidenza assegnata. Per questo fine feci rappresentare una "Nave in alto mare, che indirizza il suo viaggio ove le addita la Stella Polare, che vedesi nel cielo", e scelsi per motto l'ultimo verso del sonetto 160 [Rvf. CXCIII] del Petrarca, che incomincia "Pasco la mente di un sì nobil cibo", e che dice