più l'uomo, come sono quelle che insegna la morale, e lo studio del giusto, e del vero, e che non so disprezzare tutte le altre ancora, le quali ci fanno apprendere qualche verità anche minima, perché stimo che tutt'i veri sieno correlativi fra loro, e che dalla cognizione di uno si possa gradatamente salire a quella degli altri, o che almeno ogni notizia, o verità anche istorica non sia inutile se nell'infinite combinazioni degli affari umani è capace di appagare i nostri desideri.
Ma ciò vuol egli dire che sono curioso? Lo sono, ma l'esserlo non è un difetto pregiudiciale, o a me, o a gli altri, e non credo certamente che possa divenirlo fuori di alcune poche e rare volte.Ma riguardo all'avarizia che sono io? So bene che non è avaro chi cerca soltanto di ammassare del contante, ma chi ancora con troppo ardore si porta all'acquisto di qualunque cosa di pregio, purché il possesso di essa tolga a gli altri, o a sé quello che per giustizia si deve. Grazie al cielo non sono in grado di essere attaccato da questo vizio, perché quello che posseggo non