pochissime cose ho composte, e queste solamente quando la necessità lo voleva, o l'estro mi spronava. Né io per esse ho alcuna affezione, anzi dichiaro esser tutte sotto la mediocrità. Per questo motivo non ho lasciato, che di rado, che passino nell'altrui mani.
Conosciuto cosa era sapere, mi compiacqui di appressarmi a quelli che in Firenze avevano stima, e nome di dotti. Il defunto proposto Gori fu dei primi con i quali prendessi dimestichezza. In Pisa trattai con tutt'i lettori per apprender dai medesimi, ma con pochi strinsi amicizia. Tornato in Firenze, ed anche avanti di portarmi a studio in detta università, frequentai le accademie, ed in specie la Società Colombaria, negli annali della quale è spesso scritto il mio nome, per aver date alla medesima più riprove della stima che di lei faccio. Anzi, nel formare nuove leggi per la stessa, fui col senatore Leonardo del Riccio, con Bindo Simon Peruzzi
con l'abate Giovanni Nardi, con Aleandro Squarcialupi Minorbetti e con l'avvocato Giovanni Antonio Fabbrini scelto a farne il progetto, che fu poi approvato nel dì 14 maggio 1757.