settima, la decima, l'undicesima, la tredicesima, la diciottesima, la ventiduesima, la ventiquattresima, la venticinquesima, la ventottesima, e la ventinovesima. Nel secondo la settima, la tredicesima, la quindicesima, la venticinquesima, la ventiseiesima, la trentatreesima, e la trentacinquesima. Sono tutte brevemente, e festevolmente illustrate, e lo scritto, ed il carattere è in rame di color rosso. Non tutte queste illustrazioni mi piacciono, perché crederei che si fossero potute far meglio, m'alcune le trovo galanti e gaie a bastanza. Diamone dei saggi. Nel primo volume sopra la sesta, che rappresenta un uomo a sedere con un grosso membro che si tiene fra le mani accostandovi l'orecchio sinistro, si dice "Dialogo (traduco il francese) fra un magnifico Priapo, ed un uomo che vi accosta l'orecchio per intendere la sua risposta".
Non sarebbe forse un'allusione alla violenza della passione, che sola si fa ascoltare allor che parla con energia, sotto la quale l'incisore l'ha espresso? Imperccioché se il consultore sembra dire "et habet mea mentula mentem", il consultato pare che gli risponda "semper ego auditor tantum?".