di cose di un altro, deve di questo esser più stimato. Quindi è che la Storia universale di Voltaire è il tentativo più grande che sia stato fatto, e questo autore lo chiamerei il Poussin, Le Brun, il Vasari ecc. degli storici, o direi che il suo libro fosse il "Giudizio" di Michelagnolo fra i libri del suo genere. Questo ha i suoi difetti, ed i loro difetti gli hanno ancora i suddetti professori, ed accordo ancora che altre tele, ed altri pittori vi sieno di essi più corretti. Egualmente opere più esatte di quella del nostro francese vi sono, ma niuna ve ne ha più grande, più estesa nelle sue viste, più instruttiva, più amena ad onta delle scorrezioni, del cattivo colorito in certe parti ecc. Chi non amerà più del "San Bartolomeo" di Carlin Dolci della Galleria Gerini le "Storie della Galleria di Luxembourg" di Rubens? Chi è secco, sterile, appuntato nelle sue idee, incapace di sentirsi muovere dal grande, dal subblime, dal magnifico, e formare uno sforzo nobile d'immaginazione. A costui anderà più a grado ancora della Storia di Voltaire, quella De bello italico di Bernardo Rucellai, quella del Guicciardino,