ø A dì 21 detto domenica.
Seguita a tirar vento tramontano, ma il tempo è chiaro.
Io ho infinito piacere a vedermi nello specchio, e lo stesso gusto proverei a vedermi in un ritratto.
Non è che ami di bene aggiustarmi, e che goda di mia bellezza, è che in tal atto considero me come considero gli altri, osservo quello che prometta la mia fisonomia, quali sono i tratti delle passioni che provo, il significato dell'occhio, le mutazioni che seguono nel mio aspetto, in fine combino il mio esterno col mio interno, e per così dire mi guardo di riflesso, mi tasto, mi studio, mi rimiro analiticamente, ed in dettaglio, e la mia effigie mi fa la medesima impressione di quella di qualunque altro soggetto che conosca. È vanità? No certo, perché dal contemplarmi non rilevo motivi di superbia, perché né mi trovo molto bello, né penso se io lo sia, né mi curo di esserlo, o di non lo essere.