Con questi sentimenti bramo di fare il mio testamento, se verrò in grado di farlo, e vivendo potrà conoscersi se rimanga in un tal parere da questi medesimi fogli. Mutando mi dichiaro che qualche accidente, o l'umana debolezza non mi farà pensar giusto, e che la vecchiaia mi averà imbevuto di quei pregiudizi che ora detesto. Bisogna morire, e morendo è folle, insensata stoltezza il pretendere, o esigere che le cose nostre resistino alla voracità del tempo, alla mutazione dei costumi, ai moltiplici impulsi di chi può esigere che si sciolghino, o di chi può avere interesse di perquotere le nostre per loro incomode disposizioni. Si rileggano i vecchi testamenti, si riscontri poi come vengono osservati, e si abbia in fine il coraggio di farne dei nuovi simili se si può, essendo con pieno senno, e con maturo, freddo consiglio. È questa una riflessione che non fanno gl'ignoranti, e perciò si trovano ancora dei testamenti ridicoli, come quelli dei secoli meno illuminati.