da quello stile che l'autore ha adottato per descrivere in versi nuovi oggetti, il quale per quanto riesca un pochetto duro alcune volte, ed oscuro, non ostante diletta con l'ingegnosa scelta dei termini. A 6 si chiamano quelli che dalle loro occupazioni sono costretti a cibarsi a ore discrete, ed uscir fuori quando i signori appena cominciano a pensare al pranzo "piccioli mortali dominati dal tempo". Si dice a 7 e 8 se il marito
"Del tuo lungo tardar solo si cruccia, / Nulla però di lui cura te prenda / Oggi, o signor, e s'egli al par del vulgo / Prostrò l'anima imbelle, e non sdegnosse / Di chiamarsi marito, a par del vulgo / Senta la fama esercitargl'in petto / Lo stimol fiero degli oziosi sughi / Avidi d'esca: o s'a un marito alcuna / D'anima generosa orma rimane, / Ad altra mensa il piè rivolga, ed altra / Dama al fianco si assida, il cui marito / Pranzi altrove lontan d'un'altra a lato / Ch'abbia lungi lo sposo; e così nuove / Anella intrecci a la catena immensa / Onde, alternando, Amor l'anime annoda".