e che i piaceri hanno più merito nella nostra mente, che in loro stessi. Quindi è che persuasi di un'altra vita, e di un altro ordine di cose ci maravigliamo come tanto ci possiamo attaccare ad oggetti vani, ed incerti, e come possiamo trasandare il maggiore interesse di quella parte di noi, che non muore. Ci sentiamo richiamati a questa reflessione nelle sacre letture, e dai pergami. Abbiamo l'esperienza di noi medesimi, che ogni giorno più scontenti delle cose di qua desideriamo che sia vero quello che crediamo. Con tutto questo ancor noi ci mantenghiamo nell'inganno, e ci facciamo o spettacolo, o ridicoli agli altri. Testimoni di queste contradizioni facciamo vergogna a noi stessi, e benché più riflessivi della maggior parte degli uomini comuni, non siamo né migliori, né più solleciti della nostra salvezza. Ecco il colmo dell'umana stoltezza! Ecco come siamo giudici di noi medesimi e come spassionatamente per poco che vogliamo pensare a noi da noi medesimi