mérite: / Tu verras qu'il est bon de vivre enfin pour soi, / Et de savoir quiter le monde qui nous quite".
Così scrive il signor Voltaire in una lettera sopra l'agricoltura pubblicata poco fa senza il suo nome nell'opera di cui parleremo, e così può ripetersi a tutti quelli che non apprezzano la solitudine. È vero che per questa solitudine non intendo quella di un certosino, di un eremita, ma quella di un uomo che vive nella sua famiglia fra pochi suoi amici. Questa è veramente una solitudine per coloro i quali amano il tumulto, e che hanno un cuore, che "s'il n'est pas enivré, va tomber en langueur", come si esprime il medesimo poeta. L'altra dei suddetti anacoreti è uno stato contrario a l'uomo, ch'è un animale sociabile per natura, cioè per inevitabile necessità.
La presenza di spirito è un dono del cielo da cui derivano infiniti beni a quei che lo posseggono, ma non si può acquistare con l'artifizio. Nelle Memorie istoriche, critiche, ed anecdote delle regine, e reggenti di Francia,