o Mercoledì a dì 4 detto.
Non è disprezzabile fra suddetti il trentesimo sonetto che serve di risposta all'ultimo da noi riferito.
"Sognò l'Egitto, indi la Grecia i Dei, / Rise Epicuro, e tolse lor l'impero: / Ma al Fato, al caso l'inalzar trofei / Opra è d'ingegno ancor più folle, e altero. / Se è ver che sulla terra i buoni, e i rei / Abbiano egual destin propizio, o fiero, / Che virtù gema, e esulti in faccia a lei / Il vizio armato d'asta, e col cimiero; / Era ben giusto immaginare Averno, / E Flegetonte, e Furie, intente sempre / Di empi impuniti a lacerar l'interno; / Onde virtù, che in lagrime si stempre, / Speri sorte miglior, miglior governo, / E colla speme i mali, e soffra, e tempre".
Tempo assai turbato, e vario.
ø Giovedì a dì 5 detto.
Leggendo il Saggio di lettere sopra la Russia del conte Francesco Algarotti ho trovato che nelle due ultime scritte al marchese Scipione