non intendevo per questo di lasciare detto servizio, e che il conte Alberti lo aveva esercitato seguitando a stare nella Segreteria. A ciò mi ha risposto che a questo mi sarebbe stato contrario, e che quello ch'era seguito per il passato come abuso, non gli dava regola. Ho insistito perché chiaramente mi spiegasse la sua volontà, ma egli non lo ha voluto fare. In questa incertezza sono ricorso dal suddetto conte Alberti, che si è mostrato il più premuroso per favorirmi, ed egli doppo varie parole mi ha detto che lasciassi correre. Adunque ho pregato Pandolfini suddetto a far fare alle mie preci il loro corso, ed ho scritto a' predetti Richards a Vienna secondo l'istruzione avutane dall'amico, chiedendo di essere assistito in questo fatto, e di poter seguitare la mia carriera nella Segreteria di Stato. Si vedrà l'esito.
Alberti peraltro mi ha avvertito che ho poco da sperare, ed io quando non ottenga di restare in Segreteria non mi curo del suddetto impiego. Il Maresciallo mi ha dette alcune cose alle quali averei