Ricordo filosofico. Ieri parlando con un ministro intesi, che opinava doversi lasciar cadere da sé il fanatismo della plebe con le vicine pioggie, col freddo, che sopravverà, con l'indole popolare disposta a mutarsi, col bene indifferente di poter spiegare la sua devozione per miracolo della fioritura dei gigli. Conclusi che costui o temeva troppo la plebe, o l'amava ingannata, o stimava dover profittare del suo entusiasmo per mantenere l'apparenza di guerra religiosa alla presente. Quindi tacqui, né volli far da filosofo. Ma signori consiglieri vi par più bella l'ignoranza della verità? Vi par utile più la superstizione, che il culto vero, ed innocente inspirato dal Vangelo? Vi par che la tranquillità si compri coll'inganno? Vi pare che la politica abbia per base la falsità? Vi pare... Sì: vi servite di tutto per tenerci schiavi legati al potere che vi paga e che per ambizione vi pavoneggiate di partecipare. No: questo non è l'interesse dell'umanità. Suo interesse è che ci governiate lealmente a forma dell'ordine eterno senz'artifizi, e con eguaglianza imparziale; che rischiarate i nostri errori insegnandoci con dolcezza; che lasciate libere le nostre braccia, e le nostre coscienze reprimendo le nostre lingue, e l'abuso delle nostre muscolari forze; che non separiate mai il nostro interesse, da quello del nostro rappresentante; che... Ma la pratica di governare v'insegna diversamente. E la storia v'insegni quante volte i simili a voi tradirono i loro buoni sovrani, ed i loro sudditi, quante volte per causa dei vostri pareri la terra si abbeverò di sangue, quante volte foste accusati, e convinti di perfidia dai tempi dei Tarquini fino a quelli di Luigi XVI quanti pochi furono i Sully, quanti più i marescialli d'Ancre. Ma la storia non vinse mai le passioni del cuore umano.