Il mio impiego non mi toglie di pensare a me. Vi ho pensato, ed ho gettata sulla carta l'annessa Meditazione filosofica, la quale spiega il treno spensierato, e leggiero della mia vita leggiera, e spensierata sovente. Ma "lume non è, se non vien dal sereno / che non si turba mai, anzi è tenebra, od ombra della carne, o suo veneno".
Glossa margine sinistro
Dante Paradiso canto 19 v. 64 e segg.
Cartiglio
Meditazione filosofica. Per annacquare i dolori della vita mi sono dato un pensiere di attinger sempre i piaceri più innocenti, che mi si sono presentati di giorno in giorno, di ora in ora, di momento in momento.
Quindi meditando mi sono figurate le più belle scene naturali, o ideali che ho sapute concepire; nell'addormentarmi ha fatta forza per dipingermi alla mente gli oggetti più piacevoli, nel passeggiare ho intorno a me osservato quanto di più bello trovavo dal cane alla fanciullina, dal ragazzetto alla viola. Nella sera scorrendo sovente solo le strade ho ripensato a quello, che
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mi
divertì nel giorno, ed alla campagna una bella querce, un bello ulivo, un verde campo trasse a sé i miei sguardi, come un bove grasso, un robusto agricoltore, una tenera villanella.
Ora... Adesso pure mi do pensiero di ricercar con gli occhi quello, che può più dilettarmi, e [...]
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andando
per le strade mi fisso nelle botteghe per rilevare le mode, che presentano più eleganti; spio i volti delle donne più avvenenti; mi fermo su i venditori, o i fabbricatori di merci, che più allettano; ed un ventaglio, un drappo, un vaso di alabastro mi rallegra, come un edifizio da corretta, e sagace architettura prodotto, come la rimembranza di ciò che fu, di ciò che sia ascose sotto un tetto passato in vari padroni.
E che cosa ha la vista di bene, che deva questo trasandarsi, per bever solo il male, che con larga bocca presenta ai viandanti mortali? Pur troppo sento in me una folla di dolori, che mi opprime; pur troppo questi nascono intorno a me ad ogni istante; pur troppo ho da temere ch'essi si moltiplichino in copia o nel mio seno, o nelle creature, che m'interessano, o nei timori interni, che mi assalgono.
Per piangere ho sempre mille motivi, per ridere devo ricercargli con ansietà quando il sangue non bolle più nelle mie vene, quando il vigore di gioventù si spense, quando le nubi più nere degli accidenti attuali, delle attuali circostanze vengono a circondarmi.
Se spesso mi distraggo dagli altrui lamenti, se spesso l'altrui feroce destino mi rigetta [...]
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per
durezza lontano da sé, se spesso sono condannato a piangere sopra me stesso, e per necessarie brighe fuori di me sono [...]
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[...] strascinato
, dovrò scansar l'occasione di ristorarmi con una dolce armonia volgare, con un volto rosaceo senza belletto, con l'avvenente femminil robustezza, che scorre le vie per le sue faccende?
Economia nei piaceri, ma sollecitudine di trovarne scevri di rimorsi, è la sapienza di un onesto mondano.
Tranquillità nella famiglia, tenerezza nei sottoposti, rispetto negli eguali, ristoro comprato con premura da ciò ch'è da noi lontano, attenzione nel gustar di tutto, è l'epicureismo più innocente che si possa professare nella vita umana.
Pur troppo si accosta la cruda nemica, che il governo gli fu dato di questo pianeta, e l'uomo "dei palesi delitti, e de' segreti / sente gravarsi dall'enorme sfera / in ciascun de' momenti irrequieti" (Cosimo Betti La consumazione del secolo canto 29).
Cosimo Betti. È comparso nell'anno caduto a Lucca (t. II in 8°) La consumazione del secolo poema di Cosimo Betti
Glossa margine sinistro
Costui è Auditore di Rota in quella curia, e di nazione pesarese.
(di canti LXX in terza rima) col suo ritratto disegnato dal dottor Caspero Mollo de' duchi di Luciano bravo improvvisatore.
Glossa margine sinistro
Pare compiuto nel 1789 (Ved. canto 42 terzina 4).
Questo poema è una visione sul gusto di Dante, ma più