superiormente ad altre sue opere; mal si scusa (ivi) recando le ragioni, che lo fecero ritornare al calvinismo, e non sono degne del talento di Giovanni Giacomo; racconta (ivi) come nascesse a Voltaire la voglia di scrivere il suo Candido, il quale non aveva mai letto, per rispondere a due lettere in cui gli provava che tutto è bene; svela come gli venisse in animo di scrivere le proprie memorie instigato da Rey (lib. X); fa un ritratto a Hume (lib. XII) con cui ebbe poi tanti disgusti, che non racconta, e molti altri aneddoti sopra di sé, sopra Diderot, d'Alembert ecc. sparge nell'opera, che a me troppo costerebbe il raccorre.
Quel conte Lorenzy di cui parla più volte era fratello