di tutto questo. Se l'Orazione fosse più purgata nella lingua, e nello stile se non avesse delle repetizioni, sarebbe un capo di opera nel suo genere e più eloquente di quella fatta dal Gran Federigo al calzolaio Matteo Reinart. Io vorrei darne qualche saggio, ma non so scegliere. Mi contenterò del terzo periodo ove l'oratore dice "Senza il noioso rimbombo di ululanti metalli, senza lo spettacolo di lugubri cipressi, ed altri apparati di lutto, prendo ad esequiare il cadavere del mio difonto nel vastissimo tempio dell'universo, sgombro dall'assurdo splendore di cerei intempestivi, che pendano sul meriggio intorno alla sua bara, mentre scintilla, e fiammeggia la brillante lumiera del