Volume Quindicesimo »
Diario »
N 15 »
Luglio »
p. 2851v
I pochi errori poi che vi ho rilevati sono stati da me esposti nel voto, che oggi ho dettato, per concertare con gli altri miei compagni il giudizio da darsi.
Glossa margine sinistro
L'autore morì poco doppo aver ricevuto il voto dell'Accademia.
Cartiglio
13 luglio 1787. Lodevole è per tutti i riguardi l'opera communicata alla nostra accademia da don Emanuele Sisternes y Felice, nella quale propone una legge agraria generale per la Spagna diretta a promuovere la coltivazione delle terre, ed in conseguenza la felicità degli agricoltori, mentre contiene in sé tutte le massime più sicure fissate dagli economisti moderni, le quali sole atte sono allo scopo suddetto. Bisogna convenire che la Spagna va di giorno in giorno illuminandosi e che le società, e gli scrittori della tempera di questo bravo fiscale sono capaci di richiamar quel regno all'antica sua prosperità in un corso non lungo di anni, facendogli conoscere che l'agricoltura è quella che in preferenza di tutte le arti dev'essere promossa, e può spargere le vere ricchezze fra le nazioni, le quali abbiano un territorio atto a produrre ciò che dona la sussistenza agli uomini. Noi dobbiamo rallegrarci con l'autore non che approvare i suoi progetti convinti dall'esempio di altri illuminati governi che faccia il vero interesse della patria con tanto estendersi ad animare i coltivatori giacché senza di ciò l'oggetto che ha in mira diverrebbe sterile e inconcludente, e al contrario all'agricoltura farà un gran vantaggio rivolgendosi ad essa la plebe oziosa sotto il manto delle leggi, e sotto la protezione dei tribunali, formando delle nuove famiglie, chiamando in aiuto d'altronde delle braccia, aumentando la popolazione, per la quale sola la Spagna può fiorire. Ma la nostra scrupolosa sincerità nel palesare questi sentimenti non ci permette passar sotto silenzio ch'il signor Sisternes propone nella generale distribuzione delle terre il lasciarne delle porzioni per comune profitto del popolo, ove possa trovare legne, e pastura per il suo bisogno (art. IV). Io non mi farò carico di mostrare quanto siano mal coltivate le terre comunali, perché l'esempio di tutte le nazioni ove queste esistono, lo dimostra; dirò solo ch'assegnando a tutti i coltivatori dei terreni in proprietà, averanno questi o la pastura, e il bosco che loro occorre, o la possibilità di provvedersene, onde inutile riesce l'avvertenza che suggerisce il signor Sisternes, e che non si può giustificare con buone ragioni. Soggetto a molte difficoltà è ancora il metodo di stipulare i contratti e di esigere le contribuzioni col pagamento, non di una somma certa, ma di una quota eventuale, (art. LIX e 93) perché ciò rende imbarazzante, e sottoposto a frodi, e a vessazioni l'interesse pubblico, e privato, e queste vessazioni, e queste frodi si rinnoveranno almeno ogni anno con introdurre se non altro delle liti, e con mantenere delle persone che si occupino soltanto a stimare le raccolte, mestiere che non potendo sempre cadere in persone di specchiata abilità, anderà presto in un totale avvilimento. Il signor Sisternes nelle annotazioni all'art. 90 antepone ancora l'aratura con i muli ed i cavalli a quella con i bovi. Quivi si vede però che gli antichi spagnuoli non sono affatto di questo sentimento, e l'autore des Reflections sur l'etat actuel de l'agriculture impresso a Parigi nel 1780 in 12° combatte vittoriosamente questo errore in tutto il capitolo nono il quale non è sostenibile se non da qualche riflesso politico, che faccia anteporre gli animali, necessari alla milizia a tutti gli altri. Del resto il bove detto da Varrone "socius hominum in rustico opere, et Cereris minister" presta con la sua carne l'alimento all'uomo doppo aver lavorato per lui, cosa che compensa tutti gli altri difetti rilevati dall'autore perché questo fa che non perisca mai affatto il valore del medesimo, e la nostra Italia, ove si ara coi bovi, dimostra che questa coltivazione non impoverisce l'agricoltore, come si suppone in detta nota ove sopra la cultura del solo grano si hanno delle idee poco adeguate, anzi profitta il coltivatore di una nuova industria con l'ingrasso di questi animali quando lo hanno per più anni servito. Finalmente teme il signor Sisternes (art. 105) che il giardinaggio possa dare in eccesso, e vuole che le giunte da lui proposte invigilino a ciò, ma questa coltivazione non si estende mai se non a proporzione del profitto di chi la intraprende mentre il lusso dei grandi cede sempre al bisogno, e se fosse estesa per tutta una provincia, come noi vediamo nelle riviere di Genova, non potrebb'essere a svantaggio dell'agricoltura perch'essa è anzi l'ultimo raffinamento dell'industria la quale impiegata nella terra, non è mai sterile. Queste piccole avvertenze non degradano punto il merito dell'opera, ma esaminate dal signor Sisternes, lo metteranno in guardia contro qualche pregiudizio non ancora debellato fra i suoi più culti nazionali ecc.
Glossa margine sinistro
Ho ripetuta la mia firma nel dì 2 gennaio 1788 sotto il voto dell'avvocato Bernardo Lessi che compilò il parere dei deputati.
ø A dì 11 detto mercoledì.
Grossa pioggia a mezza mattinata, poi tempo un poco fosco.
Porco in quanti modi possa prepararsi per cibo. Plinio narra che il porco si accomodava a suo tempo in forse cinquanta modi (lib. VIII cap. 51), Vincenzio Tanara nella sua Economia del cittadino in villa, libro che ha più merito di quello, che si pensa (lib. III p. m. 181 e seg). annovera centodieci modi di condire la sua carne, e non si assicura di avergli saputi tutti.