o snervati. Il seguente benché piano, non mi dispiace. Sonetto morale. "Mentre del viver mio tramonta il giorno, / E già s'annottan di quest'occhi i rai, / Sceman di mole, e più di pregio assai / Le frali cose, di che il mondo è adorno. / Ma l'egra vista, di tant'ombra a scorno, / Gli oggetti eterni a cui finor pensai / Poco, e che poco scorsi, e men prezzai, / Via più sempre ingrandisce a me d'intorno. / E come a debil lume assai più luce / Di sculta gemma il raggio, e più si scerne, / Che al forte incontro di sfrenata luce, / Così il debile sguardo alle superne / Parti mi scorge, e l'ombra sua m'induce / Meglio a scoprir l'alte bellezze eterne". Non si sanno gli autori di