un esteso, e felice sguardo da un luogo molto eminente per osservare quello che di buono, di mediocre, e di cattivo si scrive, quello che deve sopravivere un giorno, e quello che deve sopravivere dei secoli, perché finalmente nella mia solitudine non posso sentire bene i sinceri giudizi altrui per regolare i miei. E poi un ente insignificante manca di forza per eseguire quanto può concepir nella sua solitudine, per quanto si spogli dei pregiudizi, che serpeggiano nel gran mondo, ed ha la mente più veloce della mano, sicché scappano a questa, quello che a lei non fugge.
Tempo tuttavia buono, e sereno.