D d 9
D d 9
[Dal 5 dicembre]
all'arciduca Francesco di persone culte scelte con grandi cautele, e con cabale di corte. Io non vi sono incluso fin qui per delle ragioni, che m'immagino. Non mi preme se non in quanto alcuni si maravigliano per amicizia, o per tirarmi le calze, che non vi sia chiamato, e me lo dicono. Anzi vi ho sincero gusto, e contento, perché non sono adattato alle comparse impegnose, e perché mi risparmio degl'incomodi, che la mia mediocrità di fortuna non mi farebbe scansare. In una di queste conversazioni nelle sere scorse fu fatta la satira della nazione fiorentina, e fu detto che doppo la napoletana, è la più poltrona, e la più inetta d'Italia, e dell'Europa in conseguenza, e che anche in passato era forse lo stesso. E queste massime lontane tanto dal vero si espongono agli orecchi di un principe, che ci deve governare? Chi le diceva era un savantissime non toscano, sostenuto da un virtuoso non fiorentino. Così si annesta l'amore del sovrano con quello dei sudditi!