ø A dì 29 detto giovedì.
Per vivere con qualche fiducia sul futuro mi manca di aver più riuniti i miei terreni, e di avervi annessa una villuccia di quattro stanze ove ricoverarmi, ove fuggire le inquietudini, ove seppellirmi agli occhi del mondo, ove vivere in compagnia dei miei lavoratori, ove consumare in pace il poco resto dei miei giorni infelici. Vedo tanti caduti nella miseria, che tremo, ed agghiaccio per me. Ho la consolazione di non essere il doloroso architetto dei miei mali, ma ho tutto il luogo di temere che me ne verranno per il fatto altrui, e mi spaventa la mancanza di un ritiro di mio gusto filosofico, e nascosto. Saranno fantasmi questi miei timori, ma come puri fantasmi molto, e molto mi tormentano, ed abbrevieranno forse i miei giorni. Mi figurai falsamente troppi beni, ora mi sovrastano troppi