e la spesa eccedente che fece Clemente XIV per erigere un magnifico gabinetto al Vaticano in cui collocare un certo numero di papiri, decorandolo col pennello di Mengs, ha messo in moda questo genere di antichità, che sono rarissime. Il maggior numero ne possiede detto gabinetto, ed è fama che il marchese Maffei vendesse i suoi alla Vaticana nel 1739.
Due o tre ne sono a Vienna, alcuni ne ha la Biblioteca Regia di Parigi, uno la casa Altieri, diversi ne rimangono a Ravenna, ed in qualche altra città. Degli stampati oltre i chiffleziani 6 quasi intieri ne dette il Maffei, ed altri 10 frammenti. Fra le iscrizioni doniane 14 ne riferì il Gori tratti per la massima parte dalla Vaticana da Giacomo Grimaldi scrittore della medesima, ed il pubblico ne aspetta una collezione maggiore dall'abate Marini che la va preparando in Roma, doppo che l'avvocato Zirardini di Ravenna ne ha abbandonata l'impresa. Or concludendo io stimo, che anche in questo genere vi sia del fanatismo, e non mi trovo portato a venerare i papiri quanto altri hanno fatto, essendo tutti quelli, che restano per il più istrumenti celebrati a Ravenna, e che poco assai contribuiscono