Al 12 giugno
Giugno 1760.
ø Domenica a dì 1° detto.
Più volte ho ripensato che molto di rado mi accade di vivere un giorno intiero con quella pacatezza di animo che lascia sentire tutta la felicità della nostra esistenza, senza che si apprendino i dolori dell'umanità; e mai ho saputo rinvenirne il motivo, se non rifondendone la cagione nel poco bene ch'è rilasciato al nostro godimento. In questa mattina mi sono trovato in una tal calma di spirito che meco stesso mi felicitavo. Nel doppo pranzo, e nella sera un tumulto mi si è suscitato nell'animo, che mi ha fatto risentire il peso di molti mali. Perché ciò? Ah che non tutto quello che passa internamente deve esser rivelato! Né l'amicizia permette che si eternizzino certe cose che provano o l'altrui stranezza, o gli altrui vizzi, perché tutti vanno rispettati, ma molto più chi sotto titolo di amicizia lascia conoscere i difetti del proprio animo.
In questa mattina sono stato dal padre Cametti vallombrosano, che fu già mio maestro, e che perciò molto stimo.
ø Lunedì a dì 2 detto.
Oggi è veramente tornato il caldo.
Vado scorrendo per il Saggio antiquario e per le aggiunte da farsi alla Vita di Dante, la Prefazione e la Vita del celebre padre Ambrogio Traversari