Lascio a chi resta, e che s'incontri in questo passo il vedere quando averò perduto.
o A dì 19 detto sabato.
Tempo bello.
Dunque io entro nei 49 anni, e nel corso della mia vita mi pare che il tempo migliore sia stato quello dal 1775 in qua. Da giovinetto ebbi tutt'i taccoli del fratello, poi desiderai d'impiegarmi, l'ottenni tardi, e quando lo fui stabilmente lo fui in impiego di poco mio genio, che mi dette molti dolori. Nell'età bella soffersi fieramente la passione d'amore, e fui povero. Finalmente mi si aperse la nicchia in cui sono, e dove vivo contento quanto può vivere un mortale. Ho ancora la salute del corpo assai buona, sono scevro d'altre brame, e benché mediocremente provvisto, ho tanto da vivere secondo i miei bisogni.
Per il futuro non vedo altro male, che il pensiere della mia ragazza, la vecchiaia, e la morte. Ma il primo è un male volontario, il secondo forse non lo soffrirò, il terzo forse sarà minore di quello che lo immagino, o verrà impensato, o verrà a troncare delle penose infermità.