Non si può perfettamente possedere la storia del mondo, e conoscere il carattere dell'uomo senza viaggiare. Ne convengo. Ma per viaggiare con frutto ci bisogna un corredo di cognizioni, e di comodi, e doppo avere scorsa l'Europa si è veduto troppo poco per fissare la natura della nostra specie. Noi siamo i più culti, ma la cultura non serve per dire cosa è l'uomo. Lo costituiscono le sue facoltà dello spirito, ma vi concorrono ancora quelle del cuore, e le doti del cuore non si distinguono fra gli europei ad onta di quella generale umanità, che si sparge ovunque nel nostro secolo, più per fasto, che per intimo sentimento. Vi è tant'altra parte di mondo ove gli uomini vegetano rozzi, o con una cultura che non è la nostra, che senza esaminarla non possiamo decidere cosa veruna per dire quel che sia questa creatura sovrana di tutti i viventi, prediletta, distinta, fastosa, superba ecc. Una carta alla mano mi dice più di qualunque libro, e la Storia degli stabilimenti europei ha incontrato universalmente perché segna delle traccie di certe gran verità che non si concepiscono in un piccolo vortice di 20 o 30 milioni d'uomini.