Efemeridi Giuseppe Pelli Bencivenni

Serie II Volume VI (1778)

Volume Sesto » Diario » E 6 » [Dal 24 febbraio] » p. 929v

ø A dì 27 detto venerdì.

Tempo un poco nebbioso nella mattina, poi bello, e assai freddo.

Non è spettacolo indifferente per un filosofo il nostro teatro, e ovunque ve ne sarà uno simile bisognerà credere che ivi fiorisca una gran quiete nella nazione, e che gli uomini sieno deboli, ed umani. Mescolanza di sesso, e di condizioni, pigiatura impune, con tutto quel di più che produce una gran folla, libertà di trattare con chi piace, perfetta somiglianza nelle maschere che per nascondersi sono tutte simili, facilità di restare in un palco con chi si vuole in pieno arbitrio di assestarsi a piacimento, totale indipendenza da tutt'i riguardi di pulizia, intiera eguaglianza fra tutti in tutto: ecco la pittura del nostro teatro. Le donne, ed i giovani corrono qua e là cento volte o senza un fine, o con un oggetto assai piccolo. I discorsi sono leggieri, o amorosi, le confidenze superficiali, la noia, o il languore comune, l'attenzione allo spettacolo piccolissima. Questo è quello che segue al teatro dell'opera. È un ridotto di cui non pare che si possa far senza, perché non si vuol soggezione, in cui si fomenta la dissipazione, ed il decente libertinaggio, e da cui nasce una general mondana filosofia superficiale,