Efemeridi Giuseppe Pelli Bencivenni

Serie II Volume V (1777)

Volume Quinto » Diario » M 5 » [Dal 19 Maggio] » p. 792v

A dì 21 detto mercoledì. o

Tempo un poco coperto.

Trovo ancora degli uomini invasati per la politica, e per la scienza del governo. A me tutte queste mi paiono ridicolezze, e con due sole massime mi pare che solamente si possa regolare ogni stato. Per le cose interne, ordine, per l'esterne, 100.000 uomini in arme. Chi non gli può avere dica ogni sera un Pater Noster al suo santo protettore per non essere ingoiato. Fuor di questo cosa vagliono le finezze dei gabinetti? La riuscita delle cose è posta nella Provvidenza che con degli accidenti o improvvisi, o non calcolati regola a voglia sua il destino degli imperi. È caduto il velo della politica ed è comparso chiaro che se nulla può far riuscire le cose a voglia propria, questo è la forza. Del resto i discorsi metafisici che baloccavano i nostri antichi erano sogni, come i discorsi amorosi degli interlocutori degli Asolani. Il regolare gli uomini contro le leggi dell'ordine è un tormentargli, e un contrapporre dalla parte inferiore delle dighe, e degli argini in faccia alla corrente dei fiumi. O prima, o poi le acque sormontano qualunque riparo: così gli uomini stanchi di soffrire o resistono, o coartati da forze deboli contravvengono, o dimenticano le leggi. La furberia non trionfa se non dei deboli, e non resiste ai cannoni. Gli uomini si possono ingannare,