Il celebre monsieur Uezio comincia la sua Ueziana (Parigi, 1722, in 12°) con dire: "Je puis dire que j'ai vu fleurir et mourir les lettres, et que je leur ai survécu", doppo avere esteso questo pensiere in dettaglio. Gli "Apedeuti", cioè i falsi eruditi chiamati da lui con questo nome (Ved. le Memorie di Trevoux, agosto 1722, p. 1313), si risentirono, e credettero di poter biasimare il prelato, ma quando comparve il suo curioso libro non era più. Vero è per altro che questa protesta, o riflessione la potrei ripetere ancor io. Nacqui quando vivevano i Salvini, il Buonarroti, gli Averani, il Lami, il Gori, il Cocchi, il Micheli, il Grandi ecc. ecc., ed ora non vedo chi abbia rimpiazzato costoro, né chi sia per rimpiazzargli. Bisogna confessarlo: il regno di Cosimo III fiorì nelle lettere, benché questo principe non fosse punto letterato, e delle persone di merito fiorirono anche sotto Giovanni Gastone, quantunque egli governasse dal letto. Per spiegar questo si potrebbe dire che ciò fosse un effetto del genio del regno di Ferdinando II e del mecenatismo del cardinale Leopoldo?