Efemeridi Giuseppe Pelli Bencivenni

Serie II Volume II (1774)

Volume Secondo » Diario » M 2 » Luglio » p. 288

in cui non ho colpa, e che mi dispiace avere. Sento tutto il comodo che mi farebbe l'esser coraggioso, ed imperterrito per la mia quiete, e per la mia fortuna; sento che in compenso della prudenza che dà il timore, l'ardire dà delle doti utili, e rispettabili; e sento finalmente che così gli altri mi hanno il disopra, quando potrei averlo io in cento occasioni nelle quali ciò anche mi sarebbe comodo. Vi è chi distingue la timidità che nasce dall'apprensione di dispiacere agli altri, e che dicesi figlia della decenza, da quella che deriva da poco uso del mondo. Se la prima è più rispettabile, ambedue per altro sono egualmente imbarazzanti, e se la mia è del primo genere non dimeno non la stimo assai, perché il dubbio di dispiacere fa che non si ottenga di piacere a quelli ai quali potrebbe tornare utile d'incontrare il genio. Quest'affezione dell'animo non ben corrisponde alle voci latine timor, metus. Quella spiega lo spavento concepito da un pericolo vicino; questo da un pericolo lontano.