A dì 22 detto mercoledì. ø
A calcolare la sorte degli uomini che si sono inalzati, e che hanno avanzata la loro fortuna oltre i confini nei quali erano nati, io credo che se ne troverebbero due terzi morti infelici. Almeno nella storia mi avvengo assai spesso a leggere che fra questi prediletti della fortuna sono poi molti stati o disgraziati, o infelici. Principi, militari, mercanti ecc., quasi tutti alla fine hanno provato il rovescio della fortuna quando hanno trapassato i limiti della loro condizione con dei colpi di mano, e per mezzo di favorevoli combinazioni. Forse alcuna volta i loro eredi hanno meglio profittato dei loro vantaggi, ma spesso ancora questi sono stati egualmente infelici. Perché dunque amare tanto la fortuna? Di questa filosofica meditazione è capace solo chi non ha un sangue che troppo ardente, e veloce gli scorra nelle vene. L'impeto dell'ambizione, e dell'avarizia spinge quasi irresistibilmente a tentare con ogni mezzo la fortuna prima che lasci ripensare all'indole di lei, ed alla sua incostanza. Per questo è vera la