Bartolomeo Lanfredini, e compagni di Firenze, scritto nel 1539, nella Libreria Gaddiana. Comincia: "Fu non è gran tempo, nella magnanima città nostra uno Bartolommeo degli Avveduti cittadino assai nobile ecc.". È curiosa, e lunga.
Epistola ad Urania (è una specie di traduzione di quella di Voltaire).
Ode di Priapo (oscenissima sul gusto di quella di Piron).
Probabilmente quest'edizione è contrafatta, e quello che contiene di più curioso è il Gazzettino del Gigli, il quale con spiritosissime invenzioni, e singolari, forma la satira a molte persone del secolo ed all'Accademia della Crusca. È celebre, ma non trovavasi impresso, ed in questo libretto mi si dice che non è intiero. Nel suo genere nulla vi è di simile anche a gran distanza, e non sarebbe possibile l'eguagliarlo perché Girolamo era un talento di una svegliatezza straordinaria. Ha delle annotazioni per svelare le allusioni, ma pare che sieno dell'istessa mano. La storia del governo di Cosimo III del conte Fede, suo ministro in Roma, ch'era della montagna di Pistoia, delle controversie sopra San Cresci ecc., vi è spiegata graziosamente. Del resto