è quasi impossibile. Con l'esperienza conosco che con facilità si generalizzano le idee, ma che veramente i dati, e le notizie in tutti sono pochi. Assolutamente si decide, ma si decide con pochi fatti perché non sappiamo stendere i nostri sguardi che in poca lontananza. Io sono portato a stendere la sfera delle mie osservazioni, ma per disgrazia manco per così dire d'instrumenti, e di aiuti per farlo. Amo di raccogliere i fatti, ma di questi fatti ben sicuri, e sinceramente verificati ne trovo pochi. Per questo vorrei che si perfezionasse sempre più la facoltà osservativa morale, che chi può viaggiare ci dicesse quello che ha veduto con imparzialità, e che si facessero meno romanzi, e più selve di cose. Tutti gli Ulissi sono ammirati, ma pochi raccontano il vero, e chi fa questa professione per caso, o con dell'ignoranza impone ai creduli. Mi sono nate queste riflessioni nell'osservare il bel viaggio in Levante del barone di Reisedeil, ciamberlano del re di Prussia, che ha parlato benissimo dei turchi, e le lettere inglesi scritte d'Italia dal fu Giovanni conte di Corck, e d'Orvery, che ha dette gran sciocchezze